Attualità


Dopo aver parecchio pensato a quello che dico, alla fine dico quello che penso: non riesco ad appassionarmi a questa gara di solidarietà in favore di Notre Dame.

E ancora peggio, ho (pericolosamente) lo stesso pensiero di Di Battista e mi pare anche di altri illustri pensatori come Saviano: questa gara ad essere giusti, buoni e alla fine illuminati dovrebbe coinvolgere vite umane e non chiese, moschee o tempi.

Senza contare che la Francia è uno dei Paesi più ricchi al mondo e non mi pare proprio che abbia bisogno del soccorso internazionale.

Dice: sì, ma a Firenze nel 1966?

A Firenze nel 1966 fu una tragedia che spazzò via vite umane e coinvolse un’intera città e un intero ed inestimabile patrimonio artistico e letterario.

Gli angeli del fango ripulirono la città supportando la nostra straordinaria forza interiore: si trattava di salvare una città e non di ricostruire una chiesa, anche se tra le più belle al mondo.

Non c’era internet e non c’erano gli annunci spot per donazioni più o meno grosse, tanto che di molte si seppe solo dopo decenni.

Questa notte qualche idiota ha appiccicato dei fogli contro i Della Valle sopra la targhetta della nostra sede di Firenze e sopra la cassetta delle lettere.

Basta essere in due o tre, o forse uno solo, per compiere gesti da deficienti di cui si parla il giorno dopo, molto dipende dai neuroni di cui ogni individuo dispone, non tutti ne sono dotati in normal misura.

Trovo questo gesto prima di tutto vile perché anonimo e soprattutto offensivo nei confronti di una quindicina di persone che lavora con  grande onestà quotidianamente.

Vedremo quali saranno i passi da fare in sede legale.

A questi idioti, che pensano di parlare a nome di Firenze, dico: prendetevela con me, fatemi i cori e gli striscioni contro, cantate, dopo l’Heysel, la canzoncina su Mathausen che vi qualifica per quello che siete, sputate il veleno che avete dentro contro chi ai vostri occhi rappresenta il servo dei padroni, ma lasciate stare la redazione e chiunque lavori nella nostra sede.

In caso contrario, ve ne pentirete amaramente.

Quasi tutti i temi che verranno trattati a Verona nei giorni dedicati alla Famiglia (con la F maiuscola, mi raccomando…) sono lontani da me anni luce: la penso in altro modo e ho la fortuna di vivere in un Paese che mi permette di manifestare quello che mi passa per la testa.

Allo stesso tempo non capisco perché chi ha idee molto lontane dalle mie non possa e non debba ritrovarsi per discuterne liberamente, poi saranno i numeri a determinare maggioranze e minoranze.

Mi fa semmai un po’ sorridere l’incoerenza di certi campioni di moralismo, che hanno alle spalle una vita privata piena di divorzi, figli senza coniuge e magari anche interruzioni di gravidanza volontarie.

Col passare degli anni, e anche grazie agli incontri che la vita mi ha regalato, ho radicalmente modificato il mio modo di vivere, qualcuno potrebbe pensare che sia cresciuto, dipende dai punti di vista.

In una cosa sono comunque rimasto uguale, la coerenza.

Non è che posso dimenticarmi di chi ero e di cosa ho fatto prima di diventare ciò che sono adesso e di conseguenza non posso certo salire sulla cattedra per impartire lezioni di moralismo al mondo.

E questo è invece un comportamento che in politica, e non solo, viene invece seguito da molte, troppe persone.

Lo Stato che rivuole i soldi dati come indenizzo a tre orfani, “perché tanto la loro mamma sarebbe stata ammazzata lo stesso”.

Le tempeste emotive  ed essere stati illusi che portano a quasi dimezzare le pene dei femminicidi.

Il puzzo che si comincia sentire in giro contro la possibilità  di abortire, diritto inalienabile di ogni donna.

Stiamo tornando al medioevo?

 

Hanno fatto una partita pazzesca e siccome siamo qui a parlare di calcio e non di guerre va detto che abbiamo ammirato e rosicato.

Tutto il popolo viola aspettava l’uscita agli ottavi della Juve per sbeffeggiare l’acquisto di Cristiano Ronaldo, prendere in giro Allegri e invece questi ti inventano la gara perfetta, con il portoghese superstar e con Bernardeschi strepitoso.

Inutile stare a ricamarci sopra: hanno una marcia in più, ma forse anche due e da otto anni a questa parte ci spiazzano perché prima vincevano rubacchiando ogni tanto, basta pensare a Cagliari, Avellino, Turone e il Ronaldo interista, mentre ora sono solo e semplicemente fortissimi.

Non so se vinceranno la Coppa, ma ieri hanno dato una lezione di calcio a tutta l’Europa e a chi, come noi, gufava contro.

Ho impiegato più di mezzo secolo per imparare a dialogare con le donne, fossero madre, sorelle, fidanzate, amanti, mogli o figlie.

Parliamo linguaggi diversi, ragioniamo in modo diverso e non esiste il giusto o sbagliato.

Siamo per natura abitanti di pianeti distanti, pianeti che per fortuna si cercano e si attraggono.

Ho imparato ad ascoltarle, a frenare l’istinto di scappare di fronte a ciò che non mi pareva normale, a cercare di comprendere un altro punto di vista.

Alla fine del viaggio, spesso tortuoso, ho capito una grande verità: amare veramente una donna, anche e soprattutto per i suoi difetti, esserle fedele e rispettarla è la pietra angolare del vivere insieme.

Altrimenti meglio da soli.

Mi ci è voluto molto, ma per fortuna non mi sento fuori tempo massimo: ho ancora molto da fare, forse anche da capire e…auguri a tutte le donne del blog.

Il giudice spiega, ma io proprio non ce la faccio a capire “la tempesta emotiva” che giustifica la riduzione da 30 a 16 anni per l’ennesimo femminicidio.

Perché in passato era stato più volte tradito e quindi temeva di tornare a soffrire per via di sms “rubato” dal cellulare di chi era la sua compagna da appena un mese?

Sedici anni, che poi diventeranno dodici, tra buona condotta e conti automatici.

Chi non ha una tempesta emotiva interiore quando qualcosa altera il nostro normale ritmo quotidiano?

Se mia moglie mi confessa di provare desiderio per un altro uomo e io la meno perché accecato dalla gelosia e magari sono pure affranto dal dolore, posso appellarmi alla tempesta emotiva pe cavarmela con una semplice ramanzina del giudice?

Altro che terzo mondo, qui siamo andati diritti al quinto o al sesto…

 

Oggi, nel giorno della festa degli innamorati, si può tranquillamente affermare che le donne vengono da Venere e gli uomini…non si sa più da dove.

Qualche anno fa mi lanciai in una spericolata e presuntuosa spiegazione dell’universo maschile con la mia figlia più grande e affermai che in fondo capirci non era troppo difficile perché avevamo tre leve che muovevamo a seconda delle circostanze: cibo, gioco (spesso calcio) e sesso.

Inutile quindi pretendere di più, troppo complicato per noi.

Bastava azionare con sapienza queste leve e il gioco era fatto,

A dieci anni di distanza da quelle parole non ne sono più troppo convinto, sarà per le esperienze personali che ho avuto, sarà perché verso i 55 anni sono uscito dall’adolescenza emotiva, fatto sta che noi maschi oggi siamo in mezzo al guado.

Dobbiamo essere forti e teneri, comprensivi e risoluti, rappresentare con i figli l’autorità senza mai scadere nell’autoritarismo, insomma un bel po’ di cose insieme, altro che solo gioco, cibo e calcio.

Dobbiamo essere tutto questo,se vogliamo entrare in sintonia con le donne, ma mi pare che non sia così semplice e che molti si tirino indietro e coltivino i propri bisogni primordiali: divertirsi con le signore e signorine più disponibili, mangiare e molte partite da giocare o vedere.

Sbagliano loro o sbagliamo noi che per amore abbiamo provato e stiamo provando a mutarci geneticamente?

Il dibattito è aperto.

Qualcuno di voi lo ha davvero capito?

Si accettano spiegazioni di ogni tipo, a volte pare di vivere in una realtà parallela e invece siamo (per fortuna) in Italia, nel mondo occidentale  con i suoi cardini fondamentali: il libero pensiero e il libero arbitrio.

E comunque, per quanto mi sforzi e per quanto i francesi, salvo alcune eccezioni che cominciano da Frey, non mi rimangano particolarmente simpatici, non trovo motivazioni valide per essere richiamato dall’esercito, indossare la mimetica e andare sul fronte.

Neanche ripensando al furto di Lione nel settembre del 2008, la sera in cui venne annunciata, pensa un po’, la conferenza per la presentazione del nuovo stadio.

 

Mi ha molto colpito il tweet di Mario Calabresi che a sorpresa viene rimosso dalla poltronissima di direttore di Repubblica e che con orgoglio rivendica la bontà del suo lavoro, precisando che il calo delle copie sotto la sua guida è passato dal 14 al 7%.

Cioè, se ho capito bene, Repubblica vende ogni anno il 7% in meno rispetto ai dodici mesi precedenti e il direttore è soddisfatto?

Il problema, però, non è di Calabresi, che forse non era lucidissimo nella sua esternazione, ma della mia adorata carta stampata, che sta andando verso un più o meno lento inesorabile declino.

Leggere i giornali vergati di inchiostro e non su un tablet è per me ancora fonte gioia e di ristoro mentale, ma temo di essere ormai in netta minoranza e sarà un bel problema per le ipertrofiche redazioni dei più importanti quotidiani italiani: non mi pare una bella notizia per nessuno.

Pagina successiva »