Leggo che è morto Candido Cannavò e mi vengono in mente due ricordi.
Il primo riguarda il mio amico Massimo Lopes Pegna, uno che a 28 anni lasciò il suo lavoro tranquillo alla Fondiaria per scappare in America e fare veramente di tutto (dal cameriere a Chicago a finto corrispondente di Radio Blu per dimostrare al governo americano di avere uno stipendio con cui vivere e non essere quindi espulso) prima di cominciare a scrivere per la Gazzetta.
Mi raccontava Massimo delle volte che tornava in Italia e si fiondava a Milano a chiedere se per caso ci fossero novità sul suo stato di super precario dall’altra parte dell’Oceano.
Cannavò era sempre molto preoccupato di quella visita, non dava che generiche risposte e però lavorava con l’editore perché il quasi ex giovane Lopes Pegna venisse assunto a New York.
E così fu, al termine di una gavetta che consiglierei a certi palloni gonfiati che purtroppo vedrò anche oggi.
La seconda cosa a cui penso era la disponibilità totale che il direttore del più importante giornale italiano per diffusione dava ad una semplice emittente toscana per i collegamenti.
Mai una volta che ci abbia detto di no, tutto senza compensi o marchette per libri o altro.
E ho infine ho letto oggi un retroscena che non conoscevo: Cannavò disse di no alla liberatoria per andare su “Scherzi a parte” perché considerava il tutto troppo volgare e non fu verso di fargli cambiare idea.
Un grande giornalista e una persona da rispettare.