Alle una di notte entri nella loro stanza perché vedi la luce accesa e li trovi a messaggiare.
La mattina alle sei con un occhio dormono e con l’altro inviano spunti, idee, (si spera), oppure coltivano emozioni e smaltiscono delusioni su smartphone e similari.
La cosa più impressionante sono le dita: velocissime, da campioni mondiali di dattilografia.
Dita che compongono frasi senza guardare la tastiera e, dico la verità, un po’ li invidio.
E’ il mondo sommerso dei nostri figli, in cui non è permesso entrare (e vorrei vedere!), così come bisognava bussare forte quando noi stavamo ore al telefono, però interagivamo con una persona sola.
Qui è un’ammucchiata mediatica generale: ci sono tutti, e tutti parlano, in un traffico ormonale da far girare la testa.
Sono molto diversi da noi, non so se migliori o peggiori, certamente con altri ideali, ma con la nostra stessa inquietudine di allora, perché “ha un prezzo salato diventare grandi”.