Esco, prendo la moto, comincio la mia giornata: tranquillo.
Il massimo che mi potrà succedere sarà un contrattempo sul lavoro, un problema da affrontare con i figli, una mia distrazione a cui dovrò porre rimedio perdendo un po’ di tempo.
Previsioni per il futuro?
Più o meno sulla stessa linea, con alti e bassi, come tutti.
E se questo normale ordine delle cose venisse rovesciato dall’incontrollabile rabbia di quelli che una moto l’hanno vista solo in televisione (che non hanno), che mangerebbero una settimana con quello che ho nel frigo a cui ogni tanto do un’occhiata distratta?
Se la massa sempre più imponente di poveracci che abbiamo “domiciliato” nelle stazioni ferroviarie e nei centri di accoglienza decidesse che si è rotta le scatole di aspettare che arrivi il proprio turno per stare bene?
Non ho soluzioni, ma cominciare a pensarci non fa male.