Strepitosa cena di pesce di qualche settimana fa, compagnia giusta, serata incantevole, poi il punto di non ritorno: quel gran genio di mio cugino Daniele (amatissimo dai miei figli in quanto portatore sano delle ultime diavolerie su praticamente tutto) decide che…forse sì, forse sul mio cellulare preistorico con i tasti si può mettere whatsapp (si scriverà così? Boh).
Prova che ti riprova, alla fine ci riesce e…nulla fu più uguale.
Scopro quasi subito che con il marchingegno Valentina e Camilla rispondono molto di più e molto più velocemente rispetto agli sms.
Dopo qualche giorno mi accorgo per caso che accanto ai numeri ci sono pure le facce delle persone (di qualcuno in verità avrei pure fatto a meno), oppure qualcosa di strambo, tanto per voler essere originale a tutti i costi.
A quel punto compio il passo di non ritorno e mi compro l’Iphone tre l’incredulità delle ragazze: per tre-giorni-tre lo guardo preoccupato nella scatola, avvicinandomi ogni tanto con circospezione e rispetto, quindi decido per una serie di lezioni che mi avrebbe dato Camilla.
E così è andata, in un crescendo abbastanza penoso per i miei interlocutori/interlocutrici comincio a scattare foto e piccoli filmati la cui utilità è piuttosto oscura al resto dell’umanità, ma che mi hanno fatto e fanno sentire partecipe del nuovo mondo.
In un paio di casi azzardo pure il messaggio audio, vergognandomi un po’.
E oggi finalmente compio un altro passo verso la mia totale evoluzione tecnologica, manco fossi un Pokemon: per la prima volta in vita mia arrivo in fondo da solo e “appena” al sesto tentativo al check-in on line.
Come Fantozzi con l’autobus da prendere al volo: non l’avevo mai fatto, ma l’avevo sognato per anni.
Domani però vi dico se io e Cosimo siamo partiti oppure no…