…la gente della mia età andare via, lungo le strade che non portano mai a niente, cercare il sogno che conduce alla pazzia…
Quanto la sentivo mia questa poesia in musica del grande Francesco!
Avevo vent’anni e osservavo perplesso tutti quelli e tutte quelle presi e prese da furore quasi mistico, al limite dell’esaltazione.
La politica rigorosamente a sinistra del partito comunista (perché essere di destra ti portava alla gogna sociale), la filosofia orientale, il cattolicesimo più integralista che negava aborto e divorzio.
Mi sentivo fuori posto e anche un po’ sbagliato perché leggevo tanto, mi documentavo, discutevo, ma non riuscivo proprio ad entusiasmarmi per nulla in particolare: niente India, niente Lotta Continua, niente afflato religioso, che nel mio caso poteva essere magari una permanenza più o meno lunga in Israele.
Ho continuato a leggere, ad osservare e, devo essere sincero, ad un certo punto ho cominciato a divertirmi sganciandomi definitivamente da quel senso di colpa che aveva accompagnato buona parte dei miei vent’anni.
Per carità, solo gli stupidi non cambiano mai idea, ma ho visto tanti di quei salti da un’ideologia all’altra compiuti con un furore agonistico stile Gattuso da chiedersi se uno è o ci fa.
Ecco perché quei versi, secondo me destinati ad essere tramandati anche alle prossime generazioni, continuano ad essere attuali anche per noi cinquantenni.
Ecco perché alla fine non è stato poi così male esaltarsi poco e farsi sempre delle domande, anche quando fatichi moltissimo a cercare una risposta.