Ho letto con grande interesse un’inchiesta sui ragazzi di oggi che mi ha costretto ad alcune domande abbastanza spiazzanti

Come ci rapportiamo noi genitori con i figli?

Ognuno ovviamente ha la propria esperienza personale, mutuata dall’essere stato a sua volta figlio ed è pressochè impossibile che non sia rimasto influenzato da quello che ha vissuto.

Se ne può seguire l’esempio o al contrario farne il punto di riferimento di “ciò che io non farò mai, nel modo più assoluto”.

Quello che mi ha colpito maggiormente dell’inchiesta è stata la nostra idea dei ragazzi, nostra di genitori: crescerli, dare loro tutto il possibile sul piano materiale e poi “sganciarli” nella vita reale come se a quel punto avessimo assolto al nostro impegno.

In una parola, liberarsene.

E’ molto difficile trovare l’equilibrio tra l’invadenza genitoriale e l’occuparsi di come loro  “stanno dentro”, ma è proprio quel punto che va cercato per formare da genitore, e mai da amico/a, l’uomo e la donna che saranno.

Per esempio,  una domanda semplice: di cosa hai paura veramente?

Per vedere se insieme affrontiamo il problema e magari con calma lo decodifichiamo provando a risolverlo.

Quello che ho imparato nei miei primi due anni da genitore separato è che l’amore, anche se grandissimo, non basta: fare il babbo è un grande impegno di testa, in cui devi pensare prima, durante e dopo il tanto o poco tempo che passi con i tuoi figli