Alla fine rimangono solo due cose positive da ricordare, l’esordio con l’Inghilterra e le dimissioni di Abete e Prandelli, pratica non proprio usuale in questa Italia in cui le colpe sono sempre degli altri.
Dopo un grande Europeo, dove giocammo nettamente meglio degli inglesi e dei tedeschi, abbiamo fallito tutto nei due anni successivi, facendo tornare purtroppo a galla l’equivoco di fondo: Prandelli è un ottimo allenatore, che ha bisogno della quotidianità del lavoro, e non un selezionatore.
E’ andato in confusione totale in tutti i sensi, si è aggrappato all’ectoplasma di Balotelli (basta!), puntando su lui e ancora una volta su Cassano per far quadrare il cerchio e sono state scelte profondamente sbagliate anche sul piano comportamentale, come dimostrano le parole di De Rossi e Buffon (molto onesto ieir a fine gara).
Ma il calcio italiano è questo, cioè molto scarso e insopportabilmente presuntuoso nei suoi rappresentanti più giovani, e se non ti vuoi neanche giocare la carta del tuo uomo migliore, ma a corto di preparazione, per dare il posto ad un Insigne qualunque, beh allora ci metti del tuo.
E io ieri sera che ho sempre tifato Italia, che ho sofferto per la seconda indegna eliminazione consecutiva, beh lo ammetto: ho provato l’unico brividino di magra soddisfazione nel pensare che avevamo ragione ad esserci arrabbiati così tanto quando Pepito è stato lasciato a casa.