Il campionato di calcio per me è sempre stato come il capodanno, cioè l’inizio di qualcosa che bambino e poi da ragazzino aveva la magia del Natale, che in quanto ebreo non conoscevo nelle sue manifestazioni familiari

Tutto in quei giorni di settembre era possibile, anche che la Fiorentina vincesse lo scudetto e Speggiorin la classifica cannonieri

La cosa strana, a pensarci quasi mezzo secolo dopo, è che la mia insana passione per il giornalismo, nata più o meno in quinta elementare, e l’amore per la Fiorentina hanno viaggiato per almeno un decennio su binari paralleli, nel senso che mai ho pensato che raccontare i viola potesse diventare un lavoro

Volevo fare il giornalista e basta: datemi qualcosa su cui scrivere e sono contento

Poi, verso i diciotto anni, sono cominciate le stagioni della frenesia e anche della rabbia, perché per diversi anni ero come in una bolla di vetro, sospeso tra il mio registratorino da quattro soldi e la voglia di sgomitare in mezzo a decine di porte sbattute in faccia e sorrisi di circostanza ed è in quel momento che mi ha aiutato il carattere: non ho mollato e mi sono inventato un qualcosa che ancora adesso non saprei definire bene

Fermarsi ogni tanto, magari aiutati dal caldo feroce che impone un rallentamento di tutto, vuol dire guardarsi alle spalle e chiedersi quanto sarebbe stato contento il ragazzo che ero di sapere che, con fortuna e un po’ di costanza, da 35 anni racconto la Fiorentina, qualsiasi Fiorentina, non importa se fortissima o scarsa

Beh, sarebbe stato felice e incredulo e…avrebbe avuto assolutamente ragione