Quando ero un ragazzo mi sembrava che le ore non trascorressero mai e sto ripensando a quelle che mancavano a qualcosa che consideravo fondamentale per la mia vita.

La partita della domenica mattina decisiva per il campionato allievi, l’incontro chiarificatore con la ragazza (che quasi sempre si risolveva in un disastro), la gara della Fiorentina alle tre del pomeriggio, l’appuntamento con chi ti avrebbe aperto le porte del mio adorato mondo giornalistico (mai successo!), il primo concerto di Guccini.

Ogni ora che mancava all’appuntamento di quel fatidico e decisivo giorno portava con se’ un retrogusto doloroso, quasi che qualcuno dall’alto si accanisse contro di me per tenermi a distanza da ciò che avrei voluto vivere immediatamente.

Una frenesia insensata che spiega alcune mie scelte profondamente sbagliate su persone e situazioni.

Stamani mi sono accorto che sono già trascorsi cento giorni dall’inizio del 2017 e pur cercando di sfuggire alla banalità del concetto del tempo che passa troppo in fretta, sono rimasto impressionato dalla velocità con cui ho vissuto anche questo scorcio di anno e non credo di essere il/la solo/a a provare questa sensazione.

Meglio davvero ogni tanto fermarsi, respirare profondamente e tornare in una piazza fiorentina per un’altra cioccolata calda.