Cresciuto inesorabilmente a pane e “Malizia”, prigionero negli anni dell’adolescenza di una mai purtroppo realizzata fantasia di seduzione da parte di qualche bella (ma anche meno bella…) e attempata (cioè, sui 40/45, pensa te ora…) signora, ho sempre un’enorme ammirazione per le donne dai 35 in su.
Ieri per esempio mi sono entusiasmato per la galleria fotografica di Isabella Ferrari, che ha toccato i cinquanta e che trovo molto più attraente oggi di quando amoreggiava con Ciavarro in “Sapore di mare 2”.
Mi dicevano: sei fissato, cambierai idea quando avrai quarant’anni e ti piaceranno le ventenni.
Si sbagliavano, non sono cambiato affatto, il problema è che sono cambiate loro, le signore, che si sono rotte le scatole.
Giustamente, secondo me, perché per decenni noi maschietti, e generalizzo sapendo di non essere corretto, ci siamo baloccati con l’idea di poter puntare sulle ragazze giovani, forti del fascino dell’uomo che ha una sua posizione e dell’esperienza accumulata in decenni di battaglie amorose, come se poi in certe cose si contassero le presenze, neanche fossimo in serie A…
Sono state trascurate mogli, compagne, qualche volta perfino amanti silenziosamente devote, per l’idea di inseguire il meglio, che per molti è associato a più giovane.
Da qualche anno però si sono scatenate loro, le quaranta/cianquanta/sessantenni, direi finalmente consapevoli della loro forza, che è sempre stata molto più dirompente della nostra: bastava solo azionarla.
E adesso?
E adesso sono cavoli acidi, ma forse alla fine di un percorso molto doloroso (i pazzi e i mentecatti usano la forza per provare ad uscire da un problema che è solo loro) non è detto che tutto questo non migliori la già traballante specie maschile.