Ci avvolge una cappa di tristezza mischiata all’incertezza per la nostra salute ed il nostro futuro economico.

Impossibile non farci i conti, ci sono 70.000 italiani morti e poi ci sono i lutti personali che a ogni fine dell’anno ci fanno riflettere sulla precarietà della nostra esistenza.

Per me è stato un anno importante, improvvisamente mi sono trovato a condurre per cinque giorni alla settimana e per tre mesi consecutivi il Pentasport riassaporando il sapore per me ineguagliabile della radio.

Senza farla troppo lunga, a marzo mi sono sentito il comandante di una nave che oscillava pericolosamente sotto i colpi dei divieti e colpita nell’anima dai morsi della paura: bisognava che dessi l’esempio. Ed è servito perché i risultati sono stati davvero eccellenti per merito della squadra.

Abbiamo tutti una gran voglia di normalità, di tornare a fare quelle cose che ci sembravano scontate e che da tempo ci mancano moltissimo, ma dobbiamo aspettare.

Ci saranno dei mesi duri da passare, ma il vaccino sta per arrivare e con calma ci sganceremo dal bunker in cui ci siamo rifugiati.

E allora sarà bello, come cantava Jannacci, quando nasce il sole: auguri di cuore a tutti voi.