A me perdere non è mai piaciuto: mi raccontano ancora di una bizza clamorosa che feci a quattro anni perché mio babbo venne battuto dallo zio in una partita di biliardo.
Quando poi mi toccano sul lavoro, mi imbizzarisco e ammetto di essere qualche volta poco lucido e/o anche un po’ ossessivo nel raccontare la superiorità di Radio Blu.
Racconto questo per spiegare quanta fatica faccia nell’assorbire culturalmente la sconfitta.
Eppure, lo devo, lo dobbiamo fare, se non vogliamo uscire di cervello di fronte agli inevitabili rovesci della vita, e quindi anche del calcio.
Diciamo la verità: se è vero che era illogico pensare di superare senza problemi il turno, è altrettanto certo che tre punti in cinque partite sono un bottino molto misero, inimmaginabile alla vigilia, figuriamoci poi dopo la prima a Lione.
Ora però cerchiamo di ritrovare l’equilibrio, cominciamo a scartare quelli che non sono adatti ad una Fiorentina di vertice, e ce ne sono abbastanza, e facciamo tutti un bel training autogeno per cercare di assorbire qualcosa da questa benedetta o maledetta, dipende dai punti di vista, cultura della sconfitta.