Tutti noi maschi abbiamo lasciato e siamo stati lasciati e sto parlando ad un’ipotetica platea che va dai trent’anni in su.

Ognuno nel secondo caso reagisce a modo suo, seguendo le proprie inclinazioni, ma esiste un minimo comune denominatore che deriva dall’imprinting maschile: il senso del possesso, quella cocente frustrazione per la perdita di qualcosa che è stato nostro, una deriva esistenziale a cui le donne giungono (per fortuna) in misura nettamente inferiore alla nostra.

Una donna che ci lascia ci pare una sconfitta senza scampo, una retrocessione in serie B causata da marchiani errori arbitrali, qualcosa di aberrante che necessita di rivincita e vendetta.

Difficilmente analizziamo i motivi della fine della storia, molto spesso reagiamo con una violenza verbale,  a volte fisica, una violenza che i migliori di noi contengono nel cervello di cui ci hanno dotato (leggete a questo proposito l’ultimo bel libro di Francesco Piccolo).

Mai però avevo sentito o letto di minus habens che avevano messo il guinzaglio alla compagna da cui stavano per essere lasciati, il tutto ovviamente dopo le consuete botte inflitte con la criminale consapevolezza che è un diritto picchiarla perché il “bene” di tua proprietà sfugge di mano.

E’ successo a Napoli, ma temo che potrebbe accadere ovunque, oppure qualcuno ha davvero messo altre volte la catena ad una donna e non è stato scoperto o denunciato, e a questo punto mi pare inutile ogni ulteriore commento.