Non meritavamo di perderla, così come non meritavamo di vincere a Milano, il calcio è questo ed è la sua bellezza e la sua dannazione.

Non si può cambiare giudizio ad ogni partita, siamo da sesto, settimo posto: se ci arriviamo Pioli e i giocatori avranno fatto il massimo di quanto era nelle loro possibilità e le scelte di Corvino si saranno rivelate azzeccate, altrimenti si traccia una riga e si riparte.

Con o senza Corvino, con o senza Pioli.

Diverso il discorso per i Della Valle: ieri Firenze era il terzo stadio italiano per affluenza di pubblico, a poche migliaia di spettatori dalla Roma, che come città ha almeno sette volte i nostri abitanti e questa è la prima considerazione che ci porta all’amore inestinguibile del popolo viola.

La seconda è che qualsiasi bene di proprietà (e la Fiorentina, sarà bene ricordarselo è di proprietà dei Della Valle, che hanno speso 230 milioni in sedici anni, e non dei tifosi) diminuisce di valore se non fai delle manutenzioni e le manutenzioni costano, come sa bene chi deve rifare un bagno o le facciate di casa.

La traduzione del concetto è: cari fratelli Della Valle, siete proprio convinti che questo (amato, da noi) bene  sia giusto tenerlo così senza alcun intervento esterno, cioè senza un esborso economico di varia entità che consenta per esempio a gennaio l’acquisto di un attaccante decente?

Siccome è chiaro che viviamo da separati in casa, e quando si è separati in casa la colpa è di entrambi, il mio è un concetto prettamente economico, magari pensateci bene da qui al 3 gennaio e cambiate la rotta.