Parlano come se fosse stato un incontro di lavoro, come se non fossero stati loro, come se quei morti e quelle ferite insanabili non ci fossero mai stati.
Siamo una Nazione senza memoria, che rimanda i fascisti in Parlamento a pochi anni dalla fine della dittatura, che da tempo ascolta i vecchi assassini riciclati a maestri di pensiero.
Sono abbastanza adulto per ricordarmi in quale clima vivevamo quegli anni dal 1974 al 1980: ogni giorno un morto, a ogni telegiornale un attentato.
Non esistono responsabilità politiche, ma individuali, uomini e donne che hanno deliberatamente scelto di farci guerra ed era come con l’ISIS: loro erano organizzati e armati, noi avevamo solo paura ed eravamo rassegnati al peggio.
Ammazzavano innocenti, decidevano nel loro delirio chi era meritevole di vivere e chi no, se andava bene gambizzavano, termine orrendo.
Quaranta anni dopo, i familiari della scorta di Moro oggi accendono la televisione e vedono Gallinari, Franceschini, Faranda, Moretti borghesemente ritratti nelle loro case a regalarci la loro verità.
Sorridono, ammiccano, sono perfino in alcuni casi eleganti nel loro eloquio.
Certo, hanno scontato la loro pena, approfittando della clemenza di quello stesso Stato che un tempo volevano distruggere, ma una Nazione degna di questo nome dovrebbe avere il senso della vergogna e condannarli al silenzio assoluto.