Tutto fa brodo nel calcio, anche dimenticarsi del recente passato.
Sale in cattedra Mancini (per la serie “senti chi parla”…) e bacchetta Totti, ammonendo il mondo pallonaro sulla diversità di trattamento tra il capitano della Roma ed il calimero del calcio italiano, Antonio Cassano.
L’intervento è chiaramente strumentale, oltre che decisamente poco elegante: se Rizzoli tirava fuori il rosso, a Totti davano un paio di giornate e la Roma aveva qualche problema in più.
Premesso che Totti meritava l’espulsione, tirare fuori Cassano è però proprio fuori luogo e lo sanno bene i tifosi viola.
16 dicembre scorso, Sampdoria-Fiorentina: va in onda una delle più incredibili sceneggiate mai viste in serie A.
Cassano viene ammonito e comincia a piangere, perché salterà la gara contro la Roma.
Poi si butta a terra disperato, sembra mio figlio Cosimo quando gli si toglie di mano qualcosa di pericoloso.
E’ uno psicodramma collettivo: l’arbitro Gava lo guarda e dovrebbe espellerlo, ma non lo fa, Mutu lo consola, Mazzarri prova ad inventarsi qualcosa, una specie di pronto soccorso psicologico, gli altri assistono attoniti.
Succede quindi che Cassano rimanga in campo e la Samp in undici e che proprio lui segni il gol del pareggio finale: Fiorentina penalizzata, senza il minimo dubbio.
La domanda che le persone di buon senso si sono poste a fine gara è stata: ma se fosse successo ad un altro di dare di fuori in quel modo, sarebbe rimasto in campo?
Risposta: certamente no.
Ecco, qualcuno lo vada a spiegare a Mancini, io non sono adatto perché i rapporti con lui ultimamente, cioè nei passati sette anni, sono un po’ freddini…