Io non posso rispondere in nome e per conto di altre persone, quindi basta per favore con i post in cui mi chiedete commenti su ciò che dicono Massimo Sandrelli e Manuela Righini.
Chiariamoci una volta per tutte: può capitare ed è spesso capitato che non sia d’accordo con le loro affermazioni, ma Manuela Righini e Massimo Sandrelli sono due persone perbene, ottimi professionisti che hanno fatto la storia del giornalismo sportivo a Firenze.
Massimo Sandrelli ha creato questa trasmissione televisiva, che è la più vista della Toscana.
Aveva già inventato Stadium a Canale Dieci e venti anni prima Fuorigioco a Tele Libera, insomma un pioniere.
Nel periodo non collegato con la televisione ha fondato giornali, messo in piedi con Sconcerti la redazione fiorentina di Repubblica (in cui tra l’altro mi ha cacciato a pedate nel fondo schiena, anzi non mi ha proprio mai fatto entrare), è stato inviato per il giornale di Scalfari.
E’ possibile che tutti quelli che gli hanno dato fiducia affidandogli mezzi così importanti siano degli sprovveduti?
La signora Manuela Righini è stata capo servizio dell’Ansa a Firenze e attualmente è nella cabina di comando del più importante quotidiano italiano, il Corriere della Sera, che ogni giorno insieme a Repubblica e forse La Stampa detta la linea politica economica di questo Paese.
Scrive e parla di calcio solo per passione e nei ritagli di tempo che i suoi numerosi impegni le lasciano.
Anche lei è una beneficiata dalla dea fortuna?
Ripeto: posso avere e ho idee diverse dalle loro, magari a volte risultano poco simpatici nel modo di esporre le proprie ragioni, ma se non vi piace la trasmissione, cambiate canale.
E’ così semplice, ma cercate di non farne una guerra di religione: si sta parlando di calcio.
Quanto al non partecipare, è un po’ come il discorso di quando dirigevo lo sport a Canale Dieci: tutti a sparlarne perché era di Cecchi Gori e poi gli armadi di via Marchetti erano pieni di curricula di tutti o quasi i giornalisti radio-televisivi che dal 1993 in poi volevano entrare (specialmente uno, che ci ha provato in tutti i modi…).
Insomma, c’era la fila lì e c’è la fila qui, credetemi.
No, io a Golden Gol continuerò ad andare fino a quando mi chiameranno e fino a quando sarò libero di dire quello che penso, cosa che è sempre avvenuta, anche se le mie parole sono in disaccordo con quelle di chi dirige la trasmissione.