Perdi tre a zero dopo neanche venti minuti e ti aspetti l’imbarcata, la sconfitta epocale, e invece reagisci e potresti pure stare sotto di appena un gol se ti dessero il rigore che ti spetta prima della rete di Kalinic.

Invece vai sotto di un uomo per un’espulsione discutibile (ma Gonzalo è da mesi la controfigura di se stesso) e quindi consideri chiuso tutto, salvo poi ricrederti per un secondo tempo giocato alla grande fino agli incomprensibili cambi di Sousa, che però è pure l’allenatore di una squadra capace di dominare a San Siro con un uomo in meno.

Poi perdi perché prendi l’inevitabile rete in contropiede, viziata però da un fallo netto su Chiesa, e alla fine non sai neanche come giudicare una partita del genere: i primi venti minuti senza testa o la reazione della ripresa di grande carattere con Ilicic stratosferico?

E sui cambi? Mah!

Mandare in campo all’esordio e in una partita del genere a San Siro un ragazzino di diciotto anni a me pare una provocazione più che un azzardo tecnico, quasi come l’autolesionistica determinazione con cui si è tenuto in campo il fantasma di Tello per così tanto tempo preferendo togliere Bernardeschi, ma sono impressioni da giornalista e un allenatore, qualsiasi allenatore, ne capisce certamente più di me.