Per fare il punto sul mio grado di cinismo penso a ciò che ancora mi colpisce della vita quotidiana raccontata sui giornali e per fortuna non siamo ancora al livello di guardia.
Stamani la locandina de La Nazione mi ha dato amaramente una sferzata di energia, una coppia fiorentina si è uccisa per i debiti.
Non mi interessano i tristi particolari della vicenda: come per le famiglie infelici, ogni storia disperata è diversa a modo suo.
Qui quello che conta è il nostro rapporto con i soldi, con il senso dell’onore, con la dignità.
Sono stato molto fortunato perché ho vissuto un’adolescenza tranquilla e con pochissime lire nel portafoglio, questa precarietà economica mi ha regalato spinte motivazionali che forse non avrei avuto se mi avessero comprato tutto.
Col lavoro le cose sono cambiate decisamente in meglio, però comprendo benissimo il senso del disonore di chi non riesce a mantenere una famiglia, qualcosa di devastante che ti mangia dentro.
Penso al dolore di tanti padri che grazie a leggi inique che li dissanguano si vergognano a far vedere il proprio monolocale ai figli sottratti per sentenza, oppure vivono senza dirlo a nessuno dai genitori anziani.
O alle madri sole e abbandonate economicamente, che si ammazzano di fatica, sorridendo sempre a chi li aspetta a casa.
Quello che non riesco a concepire è perdersi per il gioco d’azzardo, per la voglia della bella vita, per far vedere agli altri ciò che non si è.
Ma sul resto quelle “due colonne sul giornale”, come cantava il Maestro, meritano qualcosa in più dei tre minuti dedicati alla lettura.