Il giorno in cui non ci sarà più la festa della donna sarà un bel giorno.
Dubito che riuscirò a viverlo, mi auguro che lo possano fare le mie figlie, ma anche su questo ho parecchie perplessità.
Festeggiare le donne l’8 marzo vuol dire in qualche modo marcare la differenza che esiste (e purtroppo esiste) nei restanti 364 giorni.
Fino a poco tempo fa portavo anch’io le mimose, lo consideravo un atto a metà tra il galante (a me piace esserlo) e l’attestazione di come quelle fossero 24 ore a loro completamente dedicate, poi finalmente ho maturato un’idea precisa: non esiste nessuna festa, ma piuttosto un dialogo comune, un cercare di capirsi con le nostre differenze strutturali di maschi e femmine.
E così, con un giorno di anticipo e dopo averlo fatto per anni anche su questo blog, non auguro niente e considererò l’otto marzo come un giorno qualsiasi, con una sola eccezione, che scoprirete domani sera in televisione a “Viola d’amore”.