Stavo e sto vivendo un periodo di profondo distacco dalle vicende politiche, ultimamente riesco a malapena ad arrivare alla fine delle interviste ai poltici o degli articoli che analizzano come vanno le cose nel nostro Paese.
In casa ho minacciato più volte ad alta voce che non ce l’avrei più fatta a votare a sinistra, disgustato dai casini della coalizione, e lo dicevo con un certo imbarazzo giacché di smettere di votare non se ne parla proprio, ma, insomma, spostarmi a destra…
Domenica mattina, però, forse perchè più riposato per l’assenza di impegni lavorativi, ad un certo punto mi è partita la bambola civica: basta, vado a votare per le primarie, quasi fosse un ultimo sussulto di vitalità prima di deporre le armi.
Ho caricato Valentina in macchina, le ho spiegato cosa stavamo facendo, cercando di darle un’infarinatura semplice ma efficace che la facesse uscire almeno per un’ora dal micidiale cocktail che caratterizza purtroppo quasi tutte le dodicenni italiane che per fortuna non hanno problemi economici ( tv/vestiti/zac efron) e ho dato il mio voto a Rosy Bindi, sapendo benissimo che avrebbe vinto Veltroni.
Ho pensato: forse ci potrebbero salvare le donne, con loro al potere, ne sono certo, ci sarebbe meno corruzione è molto più buonsenso, per questo in America tifo per Hilary.
Ora leggo e sento un entusiasmo per come sono andate le cose, un entusiasmo che mi sembra un po’ troppo autoreferenziale, ma d’altra parte siamo davvero all’ultima curva.
Se la situazione non si sblocca neanche stavolta, se non tagliamo le ali massimaliste da una parte e dall’altra, se abbiamo ancora una volta paura di dire verità scomode (tipo che l’Italia ha più o meno lo stesso debito pubblico che aveva nel 1992, solo che quindici anni fa i creditori eravamo tutti noi italiani e per questo non abbiamo dichiarato default come l’Argentina, mentre oggi il 55% del debito è in mano agli stranieri…), beh allora è la volta che mi arrendo veramente.