Comprare tanto per comprare non va bene.
Giovedì sera Della Valle ha staccato l’ennesimo “assegnino” (cit. Ciuffi) e sinceramente non saprei nemmeno dire esattamente quanti soldi ha buttato dentro la fornace del calcio dal 2002 ad oggi, certamente molti anche se rapportati alle enormi possibilità della famiglia.
La mia premessa è molto solida, figlia degli anni al Duca d’Aosta e non piacerà ai tifosi: trovare persone che spendano in questo calcio e in questo mondo mi pare un’impresa temeraria, direi al limite dell’impossibile e quindi teniamoci ben stretti i Della Valle e continuiamo a puntare tutto su Andrea, sul suo entusiasmo e sulla sua voglia di Fiorentina.
Rimane il problema oggettivo su come spendere i soldi e su come rinforzare una squadra già piuttosto forte.
Il punto è tutto lì: in questo senso dal 2005 al 2009 sono state fatte grandi cose, dal 2010 al 2012 dei disastri terribili che ci hanno condotto alla quasi disintegrazione viola per mancanza di affetto visto il livello raggiunto da squadra e società.
Poi siamo ripartiti, con una crecita impetuosa che nessuno si aspettava e che adesso paradossalmente diventa il nostro limite.
Perché vorremmo di più, com’è naturale che sia, fa parte della natura umana.
Andrea ha detto che a gennaio non si spende e magari alla fine andrà così, ma ho la sensazione che se dovesse capitare l’occasione giusta, controfirmata da Macia-Pradé-Cognini, si metterebbe mano al portafoglio senza tanti problemi.
Solo che a dirlo prima si rischia di far alzare il prezzo…