Andrò a votare alle primarie del PD, al ritorno da Roma, e darò la mia preferenza a Matteo Renzi.
La considero l’unica, e temo tra le ultime, speranza concreta per provare a fermare il declino di questo Paese che continuo a considerare meraviglioso e anche l’unico dove potrei vivere, forse anche a causa del mio immutabile e credo definitivo provincialismo.
Matteo Renzi è forse il politico che ho conosciuto un po’ più da vicino in questi oltre trent’anni di marciapiede calcistico e mi sembra già oltremodo positivo il fatto che l’approfondimento personale non abbia determinato un ripensamento delle mie idee iniziali.
Sono convinto che ci proverà davvero a cambiare le cose, a rendere il merito il più importante veicolo di ascesa o discesa professionale, ad evitare i vergognosi sprechi e le maleodoranti ruberie di questi decenni.
Che poi ci riesca è un altro discorso e ovviamente non dipenderà solo da lui, ma anche dalle persone che però lui sceglierà e di cui sarà responsabile.
E c’è un’altra cosa che apprezzo moltissimo in Renzi: considera l’avversario politico un interlocutore da battere, non un nemico da abbattere in tutti i modi, leciti e vietati.
Forse lunedì cominceremo a sperare di vedere un’altra Italia.