Quando ho cominciato ad andare allo stadio con una certa continuità, se a qualcuno in curva veniva in mente di gridare ad un giocatore “sei uno zingaro” le persone intorno lo avrebbero prima preso per scemo e poi lo avrebbero zittito.
Lo stesso sarebbe accaduto per ogni altra forma di discriminazione razziale o religiosa.
Eravamo all’inizio degli anni settanta e non è che fossimo proprio circondati da un ambiente bucolico: i rossi odiavano i neri e viceversa, la tensione sociale saliva a livelli sempre più insopportabili, ma allo stadio si andava per amare e soffrire la propria squadra, al limite per tifare contro l’altra.
Il progressivo detrioramento del calcio ha fatto nascere l’idea malsana che gli stadi siano porti franchi, in cui si possa dire e fare di tutto e in pratica qualche migliaio di delinquenti/facinorosi ha messo le mani sulla nostra passione.
Qualcuno ce lo abbiamo anche in casa nostra, per esempio a Bergamo durante il minuto di raccoglimento in quattro o cinque hanno cominciato ad inveire ed insultare non so contro chi o che cosa, so solo che hanno fatto fare una pessima figura a tutta la tifoseria viola.
Da anni è passato il concetto per cui qualche offesa è lecita, ormai siamo arrivati al punto che c’è chi si lamenta perché non si può neanche dire niente contro i meridionali, come dimostrato dalla squalifica della curva del Milan e tralascio ogni commento sui buu ai giocatori di colore perché almeno di quello ogni tanto si parla.
In tutto questo marciume, per me da voltastomaco, applaudo senza mezzi termini alla nuova linea dura che porta a sanzioni pesanti contro chi offende o lancia cori vergognosi.
Invece di pensare che ci stanno tendendo una trappola, che sono contro la Fiorentina e che non aspettano altro di poter chiudere la Fiesole, guardiamo di isolare i teppistelli o i teppistoni da offesa verbale e magari anche dalla manata facile per vivere tutti un po’ più tranquilli e sereni godendoci il calcio.