Uno dei grandi problemi di questo mestiere è l’invidia.
C’è gente che non vale un’emerita cippa e che però blatera a vanvera sempre e continuamente di schiene dritte, oppure altri che pensano con i milioni in tasca di insegnare a noi comuni mortali cosa sia il giornalismo.
Ho molti difetti, ma non ho mai invidiato nessuno, semmai ho ammirato chi ha talento.
Per esempio Sandro Picchi per come sa descrivere le partite, per esempio Benedetto Ferrara per le pennellate che regala quando scrive un pezzo col cuore.
Ecco, l’articolo che ha scritto oggi per Repubblica gli viene da dentro, e allora siccome Mario sta un po’ meglio (ci ho parlato), oggi sono sono ancora più contento di tributargli questo omaggio con l’aiuto di una delle nostre penne migliori.
Ah, l’IBAN è IT 93 Y 08673 02805 042000420174…

Non sei un giornalista di famiglia se lui non ti ha frustato almeno una volta. E nemmeno un giocatore della Fiorentina se lui non ti ha appeso al collo una sciarpa viola con la solennità di chi nomina un vescovo o un cavaliere. D’altra parte stiamo parlando del sommo pontefice della fede viola, e forse sarebbe il caso di dire a Marcelo Larrondo di fare un salto a trovare in ospedale il pontefice Mario per andare a ritirare la sciarpa di persona. Perché se il Ciuffi non può andare alla montagna sarà bene che la montagna faccia il suo dovere, come stanno facendo tanti amici e tanti tifosi. Mario è stato male. E questo i fiorentini lo hanno scoperto giorni fa da Radio Blu e dai siti internet. «Forza Mario» è diventato lo slogan dei tifosi, poi tramutato in «Forza Ciuffi» per evitare confusioni da social network con Mario Monti, che in quei giorni annunciava di essere il nuovo paladino del Centro. Uno scompenso cardiaco e un’operazione per applicare un pacemaker, oltre a una lunga serie di complicazioni. La moglie Renza in lacrime, molta paura e adesso la degenza e una lunga riabilitazione. E in giro la gente chiede: «Come sta il Ciuffi? ».
Perché a questo omone di quasi ottant’anni si può solo volere bene. Un buono, «e pure troppo », come dice chi lo conosce bene. Già. Mario ha regalato i suoi soldi a tanti. Erano prestiti fatti col sorriso: «Vienvia, tu me li rendi». Pochi si sono rifatti vivi. E così nessuno sapeva che lui e la sua Renza vagavano da una pensione all’altra, perché rimasti senza casa. E quando si è trovata all’ospedale, la moglie non si è potuta muovere di lì, perché non aveva nemmeno una stanza dove tornare. Proprio così. Il figlio di un grande imprenditore dell’edilizia finito a girovagare per le strade di Firenze con poche valige e la sua amata moglie sottobraccio. Una coppia bellissima. Bellissima, dolcissima e senza un tetto. «L’altro giorno ho rivisto uno a cui avevo prestato trenta milioni nel ’72. Dice che ora me li rende» aveva confidato il Ciuffi a un amico. Verrebbe solo da arrabbiarsi. Come definire questo pontefice dal cuore viola sempre acceso? Forse un poeta bambino. Sì, un narratore dolce e folle della città e dei suoi sentimenti. Irruento, simpatico, appassionato e autore di un linguaggio deciso ma mai volgare.
Ciuffi ha inventato la frustata («za, za, za») siparietto senza tempo arrivato anche su Raiuno, dove in diretta nazionale urlò degli scudetti rubati dalla Juve davanti a una Antonella Clerici terrorizzata. E le sue frasette sono entrate come pallottole nel gergo comune dei tifosi, come il suo classico «Vecci, vecci, vecci» (Arrivederci, arrivederci, arrivederci). E «A te t’ho lanciato io». O quel «siamo ufficialmente in lotta per il terzo scudetto» con cui ogni anno apre la stagione. Un personaggio surreale, il guru del popolo malato di Fiorentina. La coda dei tifosi davanti alla sua stanza di ospedale è lunga e affettuosa. Antognoni è stato tra i primi a presentarsi a Careggi. Corvino lo ha chiamato appena ha saputo. Andrea Della Valle è corso subito insieme a Pradè a salutarlo. Tanti hanno chiesto come fare per dare una mano a questa coppia di innamorati della vita e della Fiorentina. Il Ciuffi, quello che quando era presidente del viola club Fantechi spesso pagava le cene e le trasferte di tasca sua, adesso ha bisogno di aiuto. Così David Guetta, insieme ad altri amici tra cui l’attore Andrea Bruno Savelli e Mario Tenerani, hanno organizzato un comitato (i dati per chi volesse contribuire sono su davidguetta.it e su violanews.com – LEGGI QUI), per raccogliere fondi il cui unico scopo è affittare un piccolo appartamento dove Mario e Renza possano andare a vivere una volta fuori dall’ospedale. Dove tra l’altro ci sono ancora un sacco di frustate da spedire in giro. Za, za, za: con vasellina o senza. Che non è la stessa cosa.

Benedetto Ferrara – La Repubblica