Premesso che un avviso di garanzia è qualcosa di molto lontano da una sentenza passata in giudicato, sto cercando di recuperare nella mia testa qualcosa che in questi 34 anni di frequentazioni calcistiche mi abbia fatto minimamente sospettare dell’esistenza di una combine.
Niente, mai avuti sospetti e sinceramente non so se sia troppo ingenuo io, oppure siano stati bravi gli altri a non farsene accorgere.
Eppure, a leggere le carte di Cremona e Bari, il fenomeno era così vasto che ne erano al corrente centinaia di persone e allora come mai non si è sentito nessuno spiffero?
Comunque sia, non rimane che constatare la perversa natura di chi ha giocato sporco.
Partiamo da un presupposto fondamentale: il 90% dei calciatori è ossessionato dal demone della carriera corta ed è quindi portato ad arraffare più soldi possibile nei dieci anni più gloriosi della propria vita calcistica.
La stragrande maggioranza lo fa in modo sfacciato, antipatico, ma onesto.
Chi ha truffato ha assorbito invece un’idea di impunità che porta a gesti sconsiderati, qualcosa che fa sentire il calciatore in quanto personaggio al di là del bene e del male: la legge per loro è sempre più uguale che per gli altri.
Sono più avidi degli maggioranza dei loro colleghi, direi appunto schifosamente avidi.
E siccome (cfr ancora Gaber) “mi stanno togliendo il gusto di essere incazzato personalmente”, io per questa gente non ho pietà ed invoco la gogna mediatica e la radiazione.
Altro che i pianti nelle conferenze stampe post arresto.