Se ne va dunque Pantaleo Corvino, lasciando purtroppo delle macerie dietro il suo addio proprio per il suo modo assolutamente unico di personalizzare il proprio lavoro.
Ha spaccato l’ambiente: o con lui o contro di lui, non esistono e non esistevano mezze misure.
Il mio voto complessivo ai suoi sette anni di lavoro è 6,5, una valutazione che tiene conto delle sue prime ottime quattro stagioni, di una brusca caduta alla quinta e del disastro delle ultime due.
Proprio l’invasione in ogni campo della vita della Fiorentina, soprattutto quello mediatico, fa sì che in molti considerino questo allontanamento (non era quindi vera la proposta della richiesta della prosecuzione del rapporto per altre tre stagioni) come una specie di liberazione dal nemico.
Non è così, ma certamente non era più possibile andare avanti.
Il mio voto è ovviamente al professionista, sull’uomo mi rifiuto di commentare trattenendo a stento il mio caratteraccio messo a dura prova dagli insulti che mi ha rovesciato senza alcun motivo negli ultimi tempi.
Mi ha dato di sciacallo, ha parlato di me come “il male della Fiorentina”, senza nemmeno avere il coraggio di fare il mio nome per paura di una querela (minacciata e in alcuni casi arrivata, quando disse che cinque giornalisti fiorentini si svegliavano solo pensando a come danneggiare la Fiorentina).
Il motivo di tanto rancore/odio è tutto nelle critiche personali e nel soprattutto nel suo pensiero più volte smentito dal sottoscritto (ma non gli entrava proprio in testa) che io avessi un controllo sugli opinionisti di Radio Blu, in modo da far dire loro quello che volevo.
O, ancora, pretendeva che togliessi alcuni nomi “perché loro vogliono il male della Fiorentina”.
Alcuni aspetti professionali/personali del rapporto Corvino/Radio Blu di questi anni li conoscno bene solo alcuni fidati collaboratori e vi assicuro che a volte mi sono stupito della mia pazienza e tolleranza.
Ha fatto del bene alla società viola, è stato un protagonista tutto sommato positivo, si è speso moltissimo per la causa ricevendo in cambio un adeguato compenso da professionista, si è creduto bravo in tutto e spesso ha esagerato, il tempo lo collocherà nella giusta posizione, che a parer mio rimane buona.
Ma io David Guetta, con 45 anni di amore viola alle spalle, oltre 1200 radiocronache, ed un’onestà professionale che non baratterei per nessuna cifra al mondo, un caffè con lui non l’andrei mai a prendere.