Per soli sei mesi rientro anch’io nella categoria degli sfigati.
Mi sono infatti laureato a 28 anni e mezzo, arrivando al traguardo nel marzo 1989, veramente senza fiato e con la voglia di chiudere alla svelta con lo studio.
A mia parziale (o totale, fate voi) discolpa posso dire al vice-ministro Martone che non ho mai frequentato per un solo giorno l’università di scienze politiche, avendo dato tutti i miei esami prendendo solo i libri di testo e mettendomi a studiare nel tempo libero che mi lasciava il lavoro.
Riuscirò ad essere assolto?
Nel dubbio, devo dire che l’uscita dell’enfant-prodige Martone (figlio di giudice e professore ordinario ad appena 29 anni) non è però affatta campata in aria se solo avesse fatto delle precisazioni.
Per esempio proprio sul fatto che se uno/a studia e basta è logico in un Paese normale che si debba pretendere un completamento del ciclo di studi al massimo a 25/26 anni.
Quando andavo a dare gli esami in via Laura c’era un numero sempre numeroso di fancazzisti, all’epoca detti quelli della panca, che molto si divertivano, molto copulavano e pochissimo facevano.
Pretendere di più da chi ha la fortuna di avere genitori che ti campano per almeno un quarto di secolo mi sembra il minimo che si possa chiedere a queste nuove generazioni sempre più deboli caratterialmente.