Sono stato puntualmente e giustamente investito dalla manovra Monti.
Pagherò un bel po’ di soldi in più e ho smesso di domandarmi quando andrò in pensione, forse nel 2026, certamente almeno cinque anni dopo rispetto ai calcoli precedenti.
Eppure lavoro dal 1979, ma per almeno un quinquennio ho e hanno ignorato la previdenza, mi ricordo solo che cercavo di barcamenarmi faticosamente con quello che passava il convento.
Non mi angoscia affatto l’idea del mancato riposo, ma capisco bene l’incazzatura di chi svolge attività usuranti, un po’ meno quella di chi è semplicemente stanco del proprio impiego e comunque a tutti domando: esistevano altre strade?
Per me Monti sta facendo il massimo, anche se ha dovuto concedere qualcosa a destra (la mancata patrimoniale e naturalmente le frequenze televisive) e a sinistra (l’1,5% sui patrimoni scudati è senza senso: toglie credibilità ai futuri patti tra cittadini e Stato per portare a casa somme minime).
Sinceramente i sacrifici che mi sta chiedendo il Governo si concretizzeranno per la famiglia Guetta in una settimana in meno di vacanza, e non mi sembra davvero qualcosa per cui valga la pena di strepitare, se solo vado a vedere come se la passa un buon 20% dei miei connazionali.
Il vero problema è la mentalità: se mai superemo, come spero, il rischio default riusciremo a diventare veramente una Nazione un po’ più coesa?
Un Italia in cui non si guarda più con malcelata simpatia al bastardo che ha denunciato 5 euro di redditi e ha venduto terreni per 65 milioni?