Parte benissimo contro il Napoli, si inabissa in sette mesi che dire disastrosi è dire poco, risorge, novello Lazzaro, alla vigilia di Pasqua a Cagliari, per non fermarsi più per una decina di partita, comincia a battere in testa a Cesena, non combina nulla contro il Catania, è oltre la decenza a Torino.
Si è visto poche volte un saliscendi di questa intensità e in tutto questo c’è una sola sconsolante costante: non è maturato neanche un minimo tatticamente.
Ovvero: io sto lì, non torno, non mi sposto di un metro per aprire il corridoio a Behrami e/o Cassani (De Silvestri), mi date la palla e se sono in giornata vi faccio quattro/cinque azioni da urlo, altrimenti ciccia.
Al massimo vi concedo il taglio da destra al centro, ma non chiedetemi di più.
Risultato: dopo aver gridato fino a venti giorni fa allo scandalo perché Prandelli non lo portava in Nazionale (ma forse Cesare capisce qualcosa di calcio…) domani Alessio Cerci se ne va in panchina, più o meno nello stesso periodo in cui è cominciata la sua rovinosa caduta nella passata stagione.
Spiegazione bizzarra, ma non del tutto fuori luogo: può darsi che gli faccia male il freddo?