Sono un grande fan del Barcellona, da anni talmente bravo da farmi dimenticare il furto del 1997 al Camp Nou, con Robbiati lanciato a rete e fermato per la fine della partita.
Perfino Valentina, di solito interessata al pallone quanto lo sono io al balletto, sa di Messi e delle vittorie catalane in Champions, questo per spiegare la dimensione del fenomeno.
Sono talmente forti che a volte ti verrebbe voglia di palleggiare con loro, magari ogni tanto esagerano e ti chiedi cosa mai aspettino a tirare in porta, a buttarla dentro quando sono in area di rigore.
E così, a furia di aspettare, succede che a volte non vincano partite come quelle di ieri sera, una gara dominata e a tratti mortificante per il Milan, che non riusciva a superare la metà campo.
70% di possesso palla, una cosa impressionante (contro il Milan!), imbarazzante per chi subisce.
Però hanno pareggiato ed è questo il sale del calcio, il suo mistero più affascinante, quello che ai miei occhi lo rende infinitamente più attarente di qualsiasi altro lo sport: non è sempre detto che i più deboli perdano.