Non credo che da due anni a questa parte esista al mondo una tifoseria con più testa al passato che la nostra.
Fateci caso, qui festeggiamo tutto: i 40 anni dal primo scudetto, le gesta indimenticabili di Antognoni, il “meglio secondi che ladri con i reduci del 1982, domani i 50 anni dalla Coppa delle Coppe, lunedì gli 85 anni della Fiorentina.
A me piace molto, avendo una testa fin troppo orientata a quello che è stato, però il nostro record è oggettivo e impone una domanda che vada un po’ più in profondità: non è che questa voglia di ricordare ciò che è stato sia un modo per combattere l’apatia del presente?
Quel distacco che giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, sta avvenendo nei nostri cuori tra il calcio che amiamo e quello che è diventato il pallone delle plusvalenze?
Il calcio a Firenze dei presidenti che mancano, dei direttori e degli allenatori molto autoreferenziali, dei giocatori molto poco legati alla maglia, dei giornalisti (troppi, diciamo la verità, e troppo presuntuosi: ormai basta scrivere su un sito o fare un’intervistina alla radio per sentirsi Picchi/Ferrara/Calamai/Rialti/Giorgetti!) che credono di contare con le loro opinioni quanto quelli che vanno in campo?