Sono, siamo circondati da persone a cui vogliamo bene, che stimiamo, che hanno voglia di vivere, che sono giovani e che si ammalano.
Personalmente è cominciata undici anni fa, quando nacque mia figlia e poco dopo morì il mio compagno di classe di elementari e medie, il più bravo, quello che sanamente invidiavo perché sapeva fare tutto.
Da quel momento non c’è più stata una tregua in questa battaglia infinita e quasi sempre perdente.
Si ammalano di tumore uomini e donne che ci rifiutiamo di vedere partire, ma loro se ne vanno lo stesso e a te resta la sensazione di essere un miracolato.
Sì, un miracolato, perché è impossibile non pensare: ma che cosa ho io di più o di diverso da loro?
Come reagirei se succedesse a me?
Cosa direi?
Come mi comporterei con le mie figlie?
E nel lavoro? Cambierebbero (forse finalmente) le priorità della mia vita?
Nelle ultime settimane è stato uno stillicidio.
Tra poco temo che arriverà la notizia che se ne è andato un grande campione del passato, oggi abbiamo saputo di Hutwelker; e poi ci sono quelli che non conosce nessuno, ma che conosco io o che conoscete voi.
Forse sto davvero invecchiando, però fatico sempre di più a sopportare tutto questo dolore.