Io non ce la faccio a farmi risucchiare dal giochino trita-Prandelli degli ultimi giorni.
Volano gli stracci, si aprono gli armadi e qualche scheletro viene fuori, come è normale che sia dopo un rapporto di cinque anni.
Personalmente trovo più sgradevole la querelle con Frey che la rivelazione sulla vicinanza alla Juve, che non è datata e che quindi potrebbe pure riferirsi al 2004, quando Cesare fu battuto allo sprint da Capello.
Ma anche se nel periodo fiorentino ci fosse stato un contatto (e c’è stato), è sempre stata la Juve a cercare Prandelli e non viceversa.
Ragazzi, non scherziamo: è dall’inizio del 2010 che si capiva come la Fiorentina cercasse il modo di chiudere senza spargimenti di sangue e di soldi il proprio rapporto con una allenatore agli occhi di qualcuno fin troppo amato e a volte forse fin troppo considerato da tutti noi (ed io infatti mi sono sempre ribellato all’idea che a vincere fosse Prandelli e che toccasse a Corvino l’onere della sconfitta).
Sono state stagioni bellissime e speriamo non irripetibili, ma lo spessore dell’uomo Prandelli, oltre che la bravura del tecnico, sono assolutamente fuori discussione.
Non lo sento da quasi cinque mesi, quasi per una sorta di pudore, perché poi non saprei neanche bene cosa dirgli, ma quello che è stato scritto resta un capitolo grandioso della Fiorentina, alla faccia di tutto quello che sentiremo e leggeremo in futuro.