Negli ultimi anni mi è capitato diverse volte di non avere la percezione esatta di quello che stessi facendo o costruendo.
Succede così che mi sorprenda a ripassare mentalmente alcuni momenti della vita e rimanga spesso con dentro un vago senso di estraneità: ma ero io quello che presentava il libro in un Salone dei 500 strapieno?
Ero io quello che ha girato i campi della serie C2 e qualche anno prima e dopo qualche anno dopo quelli di Champions?
Ieri sera a Viola nel cuore l’ultimo tuffo nel passato in ordine temporale: com’ero e cosa pensavo quando mi emozionavo così tanto (e si sentiva) al ritorno in campo di Antognoni nel 1985?
Ecco, adesso è arrivato davvero il momento perché la Fiorentina e Antognoni si incontrino di nuovo.
Molto è stato sbagliato da entrambe le parti, e magari se qualcuno riconoscesse i propri errori si farebbe senz’altro prima e sarebbe un vantaggio per tutti.
Ma Antognoni rimane l’unico in questa città, forse con Prandelli, capace di suscitare palpiti unici, piccoli spostamenti del cuore, e vedrete cosa succederà alle 20.40 di sabato prossimo.
Mi pare anche che Sandro Mencucci, l’unico fiorentino del gruppo ed inevitabilmente tifoso di Antognoni in gioventù, sia il più adatto a pilotare la macchina del “grande ritorno”.
Chi mi ha seguito nell’ultimo decennio sa che al contrario di altri non mi sono mai fatto prendere la mano dal facile populismo, dalla voglia del ritorno di Antognoni a tutti i costi, specialmente nei momenti in cui c’era troppa ruggine.
Ora questo tempo è passato, sono e siamo tutti cresciuti, anche e soprattutto la Fiorentina, e riportare Antognoni come uomo-immagine della Fiorentina potrebbe far scoccare la famosa scintilla per riaccendere il fuoco e provare a sconfiggere il grande freddo viola.