“Un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero”.
Ecco, a parte che non mi sono mai sentito un “grande uomo”, pur cercando di fare sempre del mio meglio, devo dire grazie a chi mi ha fatto notare nella mia ultima radiocronaca una serie di errori sopra la media.
In questo modo ho potuto fare un’attenta e pure un po’ dolorosa analisi introspettiva.
Così mi sono accorto che un po’ di umiltà l’ho persa anch’io, ma non (spero) nel modo giusto e rispettoso di pormi verso chi ascolta.
Il problema, senza che me ne rendessi o che qualcuno me lo facesse notare (potenza della posizione acquisita…) sta tutto nella fase preparatoria della radiocronaca: troppe battute, troppe distrazioni, troppo cazzeggio, troppa sicurezza in me stesso.
So da dove nasce tutto questo e cioè da quello che fa Radio Blu, quotidianamente, con conseguente mia soddisfazione.
Non è quindi che mi sia montato la testa per qualcosa di personale, situazione che sarebbe peraltro curiosa a cinquanta anni.
Ma non è una giustificazione perché il risultato è uguale: faccio più errori per minore determinazione, anche se la passione è la stessa.
Voglio dunque dare con questo post il buon esempio al mio amico Pantaleo Corvino e fare io per primo un bagno di umiltà, promettendo un repentino ritorno alle origini fin da domenica 17 a Genova.
Sarò seguito da qualcuno in casa viola?

P.S. Questi confronti servono per capire meglio gli interlocutori e non sto parlando di voi, ma di Corvino.
O Mencucci, o Mihajlovic, o Prandelli, fate un po’ voi.
Il senso del ragionamento è questo: un semplce responsabile di radio si mette a nudo (metaforicamente, per fortuna) e prova a spiegare in cosa può aver sbagliato in radiocronaca o quali siano gli aspetti che potrebbe aver sottovalutato negli ultimi tempi, pur mettendo nel proprio lavoro tutto l’impegno possibile.
Ecco, è venuto fuori un “bomba libera tutti”, un’esondazione di istinti mediaticamente primordiali di alcuni, che hanno risposto al post con una cattiveria molto fuori luogo, secondo il mio parziale e per nulla obiettivo punto di vista.
Se una cosa del genere accade con me, come si può pensare di costruire un dialogo con persone e personaggi che hanno una visibilità molto superiore?
Forse è per questo che alcuni (leggi Corvino, ma mi pare anche Prandelli, sia pure con uno stile diverso) giocano sempre in difesa e attaccano prima di essere attaccati.
E’ triste, ma è così.
E non andremo mai mai avanti nel dialogo se non cambierà il modo di porsi di fronte all’interlocutore: è una questione di sensibilità, ma anche, temo, di neuroni.