A quei tempi più che altro assistevo, cercando di rubare con gli occhi e con le orecchie, nonostante fossero già quasi dieci anni che seguivo la Fiorentina in casa e in trasferta.
Ma noi eravamo diversi, molto più umili di certi ragazzotti che oggi scrivono su un sito, fanno tre domande alla radio e si sentono arrivati (feci sei anni al Tirreno seguendo tutto lo sport “minore” fiorentino senza scrivere una riga dei viola).
Pochi spazi per esprimermi, ancora tanta confusione dentro di me, qualche scottatura che ancora bruciava.
Era una stagione strana, l’ultima dei Pontello e di Baggio, la prima di Bruno Giorgi, che non la chiuse nemmeno perché cacciato a Perugia dopo uno zero a zero col Cesena e alla vigilia della semifinale di Uefa, che era quasi come la Champions di oggi, perché se arrivavi secondo giocavi lì.
Avevo un buon rapporto con Eriksson, gran signore e ottimo “allenatore” di giornalisti, mentre credo di aver parlato non più di cinque volte con questo signore molto gentile scomparso nei giorni scorsi.
Il tempo spazza via tutto e di Giorgi mi rimangono dentro solo pochi frammenti: una malinconia di fondo nata dalla fuga improvvisa della figlia, l’equivoco sul fatto che Baggio lo difendesse nello spogliatoio perché lo aveva lanciato a Vicenza (ai fuoriclasse, tranne rare eccezioni, non importa niente degli allenatori), la “chiave di volta” che tirava fuori almeno sei volte ad intervista, e l’esonero non esonero di Auxerre.
Quando Nardino Previdi ci disse che Giorgi era stato cacciato e che in pratica la squadra era autogestita (come lo spazio di Ciuffi…) sotto Dunga e Battistini.
Poi vanno in campo e vediamo Giorgi in panchina: il giorno dopo Manuela Righini e Luca Calamai brutalizzarono il ds, che negava l’evidenza, cioè le affermazioni di quel mercoledì così strano, con la Fiorentina in semifinale e una contestazione paurosa fuori dallo spogliatoio.
Roba che i Della Valle oggi neanche potrebbero immaginare.
Ma Giorgi riuscì a rimanere abbarbicato alla sua adorata panchina solo per poche settimane e poi ci lasciò, con la sua tristezza e tanto risentimento.