Una cosa del genere mi capitò nell’estate del 1993, la prima passata con Letizia, ma non credo che fosse quello il motivo del mio rincoglionimento.
Rincoglionimento molto precoce, in verità, visto che non avevo ancora compiuto 33 anni.
Sfogliavo in vacanza i giornali sportivi e per almeno una settimana ero colto dallo stesso stupore per il fatto che non ci fosse la Fiorentina nelle prime pagine dei quotidiani: per forza era andata in B!
Solo che incosciamente non lo accettavo e così ero come sospeso tra realtà oggettiva e pensiero personale.
La stessa cosa mi è successa con Prandelli e la sua prima conferenza in azzurro.
Spediremo a Roma Pratellesi (a proposito, domani comincia la nuova avventura di Anteprima Pentasport, dalle 13 alle 14.30), ma l’inconscio continua a suggerirmi domande e situazioni viola da sottoporre a colui che invece è ora l’allenatore dell’Italia.
Eh sì, sarò molto strano sentire e vedere Prandelli e non immaginarlo seduto lì, dietro al suo bancone al Franchi, mai sopra le righe, magari a volte permaloso, ma sempre educato.
Cinque anni di Cesare, cinque anni che, ne sono convinto, apprezzeremo di più quando si comincierà a depositare su tutti noi la polvere del tempo che passa.