Prima di tutto mi scuso con coloro a cui non rispondo nei post, ma vi assicuro che queste sono giornate convulse in cui è già difficile ritagliarsi il tempo per scrivere queste poche righe.
Ho una grande redazione, che ha confezionato cinque ore di diretta con notizie, interviste e commenti, è bello orchestrare tutto da fuori senza intervenire, dà l’idea di qualcosa che cresce.
Ma è stata una giornatuccia, non nascondiamocelo: sconfitti dalla Juve a Rimini e quelle parole di Borrelli, a cui però non darei tutto questo peso.
Mi sono sembrate dettate un po’ dalla stanchezza e un po’ dal tentativo di non essere terribilmente banale nelle sue interviste, a cui comunque lui tiene molto (lo ha detto pure il figlio che è vanitoso), perché altrimenti troverebbe il modo di uscire e dribblare ogni giorno i cronisti.
“La serenità come arma di difesa” credo debba essere concessa a tutti gli imputati, non c’è niente di straordinario in quella frase che non abbiamo digerito.
Il fatto però è che noi siamo talmente usurati psicologicamente da tutta questa storia, che da Borrelli avremmo preteso l’assoluzione urbi et orbi prima ancora che l’inchiesta sia conclusa.
Cerchiamo insomma il lieto fine anticipato a tutti i costi, perché pensiamo (giustamente) di avere già dato e come in tutte le aspettative non mantenute siamo travolti dal minimo evento contrario.
L’avevo scritto un paio di settimane fa: sarà lunga, e pure molto faticosa.