Sono anni che conduco una battaglia quotidiana con Valentina perchè legga il giornale e da un paio di mesi ho cominciato pure con Camilla.
Funziona così: faccio la domanda che loro (immagino) temono, “l’avete letto il giornale?”.
Una volta su dieci Valentina risponde di sì, Camilla mai, perché “preferisco leggerlo la sera” e così, autoritario e ripetitivo, appoggio sul letto il Corriere o Repubblica alla più grande e la Nazione alla baby.
Letizia si estranea dalla lotta perché secondo lei (e può anche darsi che abbia ragione) in questo modo provoco un effetto rifiuto destinato a durare negli anni.
Ma non mi arrendo e per questo insisto.
E quando chiedo loro il risultato di tanto sforzo (che per me invece è sempre stato un piacere, fin dai dieci anni) le uniche notizie che hanno destato la loro attenzione sono quelle di cronaca, magari di un reportage, a volte dello spettacolo.
Su politica ed economia zero assoluto, e mentre capisco che la seconda è materia faticosa in cui bisogna avere delle nozioni fondamentali per sapere di cosa si sta parlando, sulla politica provo ad approfondire, a spiegare con risultati avvilenti.
Tutto è radicalizzato su Berlusconi, quelli pro e quelli contro, come se l’Italia non fosse una democrazia con scambi dialettici da quasi 65 anni.
Se poi vado oltre casa Guetta, lo sconforto è ancora maggiore, soprattutto tra gli adolescenti che provengono da famiglie che per loro fortuna non hanno problemi economici.
Stereotipi orecchiati in case dove si pensa certo molto più all’avere che all’essere, assenza assoluta di nozioni fondamentali per un cittadino normale, frasi idiote e spesso offensive buttate lì senza sapere nemmeno cosa si sta dicendo.
Non so se, come diceva Gaber, la mia generazione ha perso, anzi forse sta ancora combattendo, visto che siamo nel pieno della vita, però è certo che eravamo molto, ma molto meno ignoranti.
Anche senza avere internet, facebook e messanger.