I fischi e gli insulti a Letizia Moratti e a suo padre, deportato a Dachau, sono stati una vera porcata.
Così come la bandiera di Israele bruciata, ma questa purtroppo non è una novità.
Fischiare ed insultare un signore di oltre ottanta anni in carrozzina e sua figlia il giorno della Liberazione invece sì, è un altro passo in avanti verso l’intolleranza civile italiana.
Ma cosa ha in testa questa gente?
Ed è pericoloso dire che “sono solo compagni che sbagliano”, perché sono abbastanza in là con l’età per ricordarmi che erano le stesse espressioni usate a metà degli anni settanta a proposito dei primi attentati dimostrativi delle Brigate Rosse.
Proprio un bel Paese l’Italia, dove il Presidente del Consiglio in cinque anni di Governo non ha mai partecipato ad una manifestazione in ricordo della Liberazione dai nazi/fascisti e dove si insultano anziani signori passati dai campi di concentramento che hanno una figlia Ministro di un Governo di destra come loro unica colpa.
E la figura migliore in tutta questa triste vicenda l’ha fatta proprio lei, Letizia Brichetto Moratti, che ha minimizzato l’accaduto, affermando che il suo ritiro dal corteo era già previsto e che anche i fischi fanno parte della democrazia.
Una donna in gamba ed una lezione per tutti, comunque la si pensi politicamente.