Io sono uno di quelli che ha paura di tutto, uno di quei tipi che quando va a fare l’analisi del sangue confessa subito anche di fronte ad una graziosa infermiera di avere una fifa blu.
E ogni volta, immancabilmente, mi dicono le stesse cose: “ma come, uno grande e grosso come lei ha paura?”.
Sì, io ho paura, e allora?
Ora è successo che per diverse ore sia stato preda di lancinanti (per me, ovvio…) dolori di stomaco, roba da non riuscire nemmeno ad ascoltare e controllare il Pentasport.
In questi casi, che per fortuna sono rari, proprio perché abituato da una vita estremamente fortunata a stare quasi sempre bene, io entro in un’altra dimensione.
Comincio cioè a dialogare con un’entità astratta, che ritengo assolutamente responsabile del mio stato fisico e contratto quale sia il prezzo per la mia uscita dallo stato di dolore, nemmeno fosse la trattativa per acquistare i diritti dalla Fiorentina (che in quei momenti di disperazione cederei volentieri ai miei simpatici concorrenti che ogni anno mi fanno la guerra, invece di trovare una forma di collaborazione che permetta a tutti di spendere meno).
E’ una cosa completamente idiota, lo so, e anche vagamente offensiva verso chi crede veramente, ma non ci posso far niente.
Una volta, nelle 24 ore di un’intossicazione alimentare fuori Italia, ho convenuto che il prezzo equo da pagare sarebbe stato l’adozione a distanza di un bambino.
Così feci quando tornai ad essere lucido, perché non eseguire quanto pattuito mi creerebbe dei forti sensi di colpa.
Non vi dico cosa ho accettato ieri sera (oggi va un po’ meglio, ma non troppo), ma raccontare come funziona il meccanismo mi fa sentire leggermente meno stupido.